I titolari di partita iva vivono giugno con il peso delle tasse. Questo mese infatti è dedicato al pagamento delle imposte sui redditi e dei contributi previdenziali legati alla dichiarazione dei redditi. Questo perché, a differenza dei lavoratori dipendenti, i titolari di partita iva devono pagare in autonomia le proprie tasse. Ma come funziona il meccanismo delle tasse con saldo e acconto? Quali sono i calcoli alla base del conteggio dell’importo da versare tramite modulo F24? Scopriamolo insieme!
Tasse con Saldo Acconto: come funziona?
Tutti i contribuenti che pagano le tasse si sono scontrati almeno i primi anni con il problema degli acconti, non capendone appieno il meccanismo. Di fatto, in quasi tutti i moduli F24 da pagare c’è sempre qualcosina in più da pagare rispetto alle previsioni fatte.
Partiamo con il dire che le tasse dei titolari di partita iva sono calcolate partendo dalla dichiarazione dei redditi. Questa è sempre fatta l’anno successivo rispetto all’anno in cui i redditi si sono formati e sono stati percepiti. Cosa significa? Semplice, le tasse che paghi quest’anno (2023) si riferiscono al fatturato dello scorso anno (2022).
La parte più complessa da capire, specie per chi è neofita della partita iva, è la questione acconto. Questo viene spesso e volentieri non ricordato dai contribuenti autonomi.
L’acconto è un importo dei tributi relativi all’anno in corso (2023) e viene puntualmente richiesto da Fisco e INPS in occasione del versamento dei tributi dell’anno precedente.
Ecco perché si chiama meccanismo di tasse con saldo e acconto.
Attraverso il pagamento degli acconti relativi all’anno in corso, il titolare di partita iva anticipa una parte di tasse che dovrebbe pagare con la dichiarazione dei redditi dell’anno dopo. Nella pratica, gli acconti sono pagati entro il 30 giugno (fatte salve rateizzazioni o proroghe) per un valore pari al 50%, ed entro il 30 novembre (fatte salve rateizzazioni o proroghe) per un valore sempre pari al 50%.
In altre parole, sulla base della dichiarazione dei redditi 2023, il contribuente pagherà le tasse sul 2022 ma anche gli acconti sul 2023.
NOTA BENE: il meccanismo tasse con saldo e acconto vale per tutti i titolari di partita iva, siano essi in regime forfettario o in regime semplificato o ordinario.
Il calcolo degli acconti
Abbiamo detto che entro il 30 giugno si paga il 50% degli acconti dovuti, ed entro il 30 novembre il restante 50%. Ma come si determinano i valori degli importi da versare?
Esistono due modalità di calcolo: il metodo storico e il metodo previsionale.
Il metodo storico
Per determinare l’importo da versare relativo agli acconti, si fa riferimento al valore delle tasse da pagare per l’anno precedente.
Esempio
Imposte da pagare derivanti dalla dichiarazione dei redditi 2023: 2.000 euro
Il 50% di 2.000 euro è 1.000 euro (primo acconto sull’anno in corso).
Il 30 giugno bisognerà versare 3.000 euro (2.000+1.000 euro).
il 30 novembre bisognerà versare i restanti 1.000 euro (secondo acconto sull’anno in corso).
Il metodo previsionale
Per determinare l’importo da versare relativo agli acconti, si fa una stima del valore dell’acconto in base al reddito stimato dell’anno in corso.
ATTENZIONE: di fatto è un metodo rischioso, perché in caso di stima errata dell’acconto da versare, si rischierà di pagare delle sanzioni.
NOTA BENE: chi ha aperto la partita iva da poco e sta presentando per la prima volta la dichiarazione dei redditi, in virtù del fatto che non ha ancora versato alcun acconto, dovrà pagare 2 anni in uno.
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