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REVERSE CHARGE

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Cosa è e come funziona il reverse charge?

SOMMARIO

Conosciuto anche come “inversione contabile”, il reverse charge è una regola legata allo spostamento degli obblighi fiscali relativi all’IVA da chi emette la fattura a chi la riceve. 

Solitamente il fornitore applica l’IVA in fattura, ed è il cliente a saldarla. Sarà poi onere del fornitore versare l’importo dovuto all’erario. Con il reverse charge, invece, l’onere di versamento dell’aliquota IVA allo Stato, non è più del fornitore ma del cliente. Questo significa che chi riceve un servizio o acquista un prodotto, è tenuto all’integrazione e al versamento dell’IVA. 

Requisiti del Reverse Charge

Prima di tutto è importante sottolineare che entrambi i soggetti coinvolti nell’inversione contabile devono essere contribuenti passivi d’imposta (IVA) e devono entrambi essere titolari di partita IVA in Italia. 

Nello specifico, i soggetti coinvolti sono operanti nei seguenti ambiti:

  • edile
  • per la cessione di fabbricati o parte di essi
  • telefonia
  • per la cessione di pc, accessori o parti
  • oro
  • servizi di pulizia
  • installazione impianti
  • transazioni con discount
  • enti pubblici
  • enti privati
  • consorzi
  • associazioni

Inoltre, il meccanismo di reverse charge si applica anche in caso di cessione di beni da fornitori esteri e prestazione dei servizi da fornitori esteri (ne sono un esempio Google Adsense, Facebook ads, affiliazioni o commissioni da Amazon).

NOTA BENE: il cliente che riceve fatture in reverse charge è tenuto a presentare i dichiarativi predisposti per le operazioni intracomunitarie, nel caso in cui l’inversione contabile sia effettuata per prestazioni di servizi e cessioni di beni nell’ambito dell’Unione Europea. 

Funzionamento del reverse Charge

Vediamo nel dettaglio il funzionamento del reverse charge. 

Il venditore non applica l’IVA sulla fattura del cliente. Quest’ultimo integra l’importo della fattura con l’aliquota IVA e procede con una duplice registrazione, sia sul registro acquisti sia sul registro vendite. Nello specifico, il cliente ha due opzioni:

1. emettere una autofattura al posto del venditore e fare una doppia annotazione sui registri fatture e corrispettivi, e acquisti

2. ricevere dal venditore una fattura senza IVA e integrarla annotandola sui registri fatture e corrispettivi, e acquisti.

Esempio

Per spiegarci meglio, facciamo un esempio pratico. 

Mario acquista delle apparecchiature tecniche audio da un fornitore estero per un importo totale pari a 1.000 euro. La fattura che riceverà Mario è in reverse charge e non presenta quindi l’IVA, ma solo le informazioni qui di seguito riportate

Apparecchiature tecniche audio: 1.000,00 euro

Totale da pagare: 1.000,00 euro
Operazione soggetta al reverse charge ex art. 17 DPR 633/1972

Mario dovrà quindi integrare la fattura aggiungendo l’IVA dovuta, pari (in questo caso) al 22% dell’imponibile.

Apparecchiature tecniche audio: 1.000,00 euro
IVA 22%: 220,00 euro

Totale fattura: 1.220,00 euro

Il versamento dell’IVA è quindi a carico di Mario.

Reverse Charge e Regime Forfettario

Cosa succede se il cliente che riceve la fattura in reverse charge è titolare di partita iva forfettaria?

Anche i titolari di partita iva forfettaria, in caso di “inversione contabile”, sono tenuti a emettere un’autofattura e a versare l’IVA mediante modello F24 con codice tributo 6099.

ATTENZIONE: è bene ricordare che il costo relativo al versamento dell’IVA per i forfettari non è detraibile. 

In linea generale, i soggetti che applicano il regime forfettario non applicano il reverse charge alle prestazioni rese, ma devono applicarlo nelle fatture ricevute.

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