In questo post rispondiamo alla seguente domanda relativa alla partita IVA costi molto frequente:
“Quali costi partita IVA posso scaricare nel regime forfettario?”
In prima battuta verrebbe da rispondere nulla. Ma analizzando bene il funzionamento del regime forfettario si capisce che non funziona esattamente così. Scopriamo insieme perché.
Regime forfettario costi deducibili: come funzionano
A differenza del vecchio regime dei minimi, in cui era possibile dedurre analiticamente tutti i costi sostenuti per l’attività, e il reddito era dato dalla differenza tra i ricavi o compensi o i costi, nel regime forfettario il calcolo del reddito imponibile funziona diversamente.
Infatti, nel regime forfettario non è possibile dedurre analiticamente i costi Partita IVA sostenuti per l’attività nella determinazione del reddito imponibile. E, il reddito da assoggettare a tassazione, viene calcolato moltiplicando il fatturato per un coefficiente di redditività assegnato al codice ateco scelto per la partita IVA forfettaria.
In poche parole, la legge che ha introdotto il regime forfettario ha stabilito che coloro che adottano il regime fiscale agevolato non possono più effettuare una deduzione analitica dei singoli costi bensì devono effettuare una deduzione forfettaria stabilita in base al codice ateco di appartenenza.
La percentuale di deduzione non è uguale per tutte le attività e varia dal 40% all’ 86% a seconda del settore di appartenenza. Quindi, a ogni codice attività corrisponde un coefficiente di redditività che determina la percentuale di fatturato su cui si andranno a pagare le imposte e i contributi.
I coefficienti non sono gli stessi per tutte le attività e quindi per esempio, il coefficiente di redditività di un eCommerce è diverso da quello di un affiliate marketing poiché sono diversi i costi da sostenere per l’attività.
CASO PRATICO: partita IVA costi regime forfettario
Proviamo a capire meglio il funzionamento con un esempio pratico per il calcolo del reddito sul quale poi verranno calcolate le imposte e i contributi.
Il sig. Pinco, consulente seo e titolare di partita I V A forfettaria con un fatturato di 20.000 euro per il 2018.
La partita IVA ha il seguente codice ateco: 62.02.00 – Consulenza nel settore delle tecnologie dell’informatica e un coefficiente di redditività del 67%.
Il suo reddito imponibile ai fini fiscali sarà determinato moltiplicando il fatturato per il coefficiente di redditività e quindi:
Imponibile ai fini fiscali: 20.000 euro x 67% = 13.400 euro
Il 33% rimanente e quindi 6.600 euro rappresentano la percentuale forfettaria di costi Partita IVA che si possono dedurre e che pertanto non saranno assoggettati a tassazione.
L’imposta sostitutiva da applicare, trattandosi di regime forfettario star-up, è del 5% sul reddito imponibile di 13.400 euro.
Di conseguenza l’imposta sostitutiva da versare sarà di 670 euro.
In ultima istanza, dalla nostra analisi è possibile desumere che il regime forfettario è molto conveniente per coloro che non devono sostenere costi molto alti per la propria attività. Sicuramente, invece, da valutare la convenienza per le attività con spese più elevate.
PARTITA IVA COSTI: come funziona l’INPS nel regime forfettario
In realtà, anche se da quanto detto finora sembrerebbe il contrario, è possibile nel regime forfettario scaricare qualcosa. Infatti, i contributi previdenziali pagati rappresentano l’unico costo partita IVA da scaricare. Vediamo nel dettaglio.
Dal reddito imponibile, calcolato come nell’esempio precedente, occorrerà dedurre i contributi versati nell’anno precedente. Analizziamo meglio riprendendo l’esempio precedente.
CASO PRATICO: partita IVA costi regime forfettario e INPS
Il nostro signor Pinco, ipotizzando che nel 2019, secondo anno di attività, abbia avuto un fatturato di 15.000 euro.
Supponiamo inoltre che nel 2019 abbia versato 2.150 euro a titolo di contributi alla Gestione separata INPS.
Il reddito imponibile da assoggettare a imposta sostitutiva del 5% sarà quindi:
(15.000 euro x 67%) – 2.150 euro = 7.900 euro
L’imposta sostitutiva che dovrà versare nel 2020 sarà pari a (7.900 euro x 5%) = 395 euro
In conclusione …
È bene precisare quanto segue soprattutto per i liberi professionisti che quando aprono partita IVA versano le prime imposte a partire da giugno dell’anno successivo.
Ad esempio, nel caso di un professionista che apre la partita IVA nel 2019, verserà le prime imposte e i primi contributi in sede di dichiarazione dei redditi nel 2020. Di conseguenza, per il primo anno di attività, ovvero il 2019, non ci saranno contributi previdenziali da dedurre dall’imponibile ai fini fiscali considerando che fino a quel momento non ha ancora versato alcun contributo previdenziale. E quindi, all’atto della compilazione della prima dichiarazione dei redditi la base imponibile fiscale sarà uguale sia ai fini fiscali sia ai fini contributivi.
Per approfondire leggi anche: Quando si pagano le imposte per chi ha o apre partita IVA
7 risposte
Interessante
Salve, sono in procinto di avviare un attività di riparazione motoe sto valutando le varie condizioni da adottare. Questo è il motivo del mio interesse in merito alla scelta fra i due regimi fiscali
In bocca al lupo Alfredo
Attendo l’ebook per leggere
Articolo interessante
Buongiorno e complimenti per gli ottimi articoli. Nel caso delle deduzioni nel regime forfettario si calcola solo la percentuale sul reddito e i contributi versati oppure anche le spese mediche?
Grazie
Buongiorno e grazie mille per il feedback.
Le spese mediche nel regime forfettario non possono essere detratte. Può comunque recuperarle in dichiarazione se ha altri redditi soggetti ad IRPEF.
Cordialità