Quando si desidera avviare una propria attività i dubbi sono sempre tanti, anche a livello fiscale. Come aprire partita IVA costi e tasse sono i punti principali sui quali poi partono tutti i ragionamenti per comprendere i vantaggi e gli svantaggi.
In questo articolo analizziamo i principali costi connessi all’apertura e alla gestione della partita IVA, ai contributi previdenziali da versare nonché le tasse da pagare in base al regime fiscale adottato. Inoltre, analizziamo nel dettaglio quali sono i costi per aprire una ditta individuale come commerciante e quali sono quelli per svolgere un’attività da libero professionista.
Partita IVA costi: quali sono quelli con fatturato zero?
La principale paura che attanaglia chi si appresta ad aprire partita IVA è: cosa succede se non fatturo nulla?
Sicuramente prima di iniziare qualsiasi attività di lavoro autonomo è necessario analizzare nel dettaglio quali siano i costi. Il motivo? Avere le idee chiare ed evitare di fallire ancora prima di cominciare! Di contro, un’accurata pianificazione dei costi è un’ottima base di partenza per qualsiasi attività vincente. Analizziamo dettagliatamente i costi da sostenere anche con fatturato zero, oltre a quelli variabili in base al fatturato.
Aprire Partita IVA costi: compenso del commercialista
Che ci si rivolga a un Commercialista Online oppure a un commercialista tradizionale, spesso si tratta di una spesa necessaria per evitare costosissime sanzioni. Infatti, aprire una partita IVA è molto semplice. Il problema nasce quando occorre stabilire il tipo di iscrizione da effettuare per svolgere una determinata attività, piuttosto che stabilire il regime fiscale da scegliere. Ancora, fondamentale in questa fase stabilire a quale gestione previdenziale iscriversi per definire quali contributi previdenziali occorre pagare.
Di solito il compenso del commercialista per le pratiche di start-up variano da un minimo di 250 euro a un massimo di 500 euro. Le medesime somme da sostenere quando si chiude la partita IVA. In questa somma rientrano i compensi per aprire partita IVA, iscrizione INPS, SCIA al Comune (quando necessaria) e iscrizione in Camera di Commercio.
Il costo del commercialista sicuramente varia da regione a regione, oltre che da professionista a professionista. Inoltre, il compenso dipende anche dalla numerosità dei documenti e dal fatturato realizzato.
Per calcolare un compenso medio, ipotizziamo un giro di affari contenuto con poche fatture da registrare. In questi casi il compenso del commercialista varia tra i 500 e i 1.000 euro all’anno.
ATTENZIONE: nel momento in cui viene aperta una partita IVA occorre presentare tutte le dichiarazioni fiscali obbligatorie come il modello UNICO al fine di evitare salate sanzioni anche in caso di fatturato zero.
Contributi INPS: quando sono fissi e quando sono variabili?
Fondamentale quando si apre partita IVA è la scelta della gestione previdenziale appropriata al tipo di attività svolta. Una scelta errata in questa fase si traduce in contributi da pagare che magari non sarebbero dovuti con la corretta iscrizione. I contributi INPS variano a seconda che si tratti di una ditta individuale (quindi partita IVA iscritta al Registro delle Imprese) oppure un libero professionista (non iscritto alla CCIAA). Più precisamente:
- Ditta Individuale: occorre effettuare l’iscrizione alla Gestione artigiani e commercianti INPS versando i contributi fissi sul reddito minimale pari a circa 2.700 euro anni.
ATTENZIONE: i contributi fissi INPS vanno pagati anche con un fatturato pari a zero - Libero professionista senza cassa di previdenza: in questo caso è necessario iscriversi alla Gestione Separata INPS versando i contributi in percentuale del 27% circa.
NOTA BENE: con fatturato zero non occorre versare alcun contributo INPS - Libero professionista con Cassa Previdenziale: rientrano in questa categoria i professionisti iscritti a un ordine (es. avvocati, architetti, commercialisti) con Cassa Previdenziale dedicata.
NOTA BENE: i contributi sono fissi e dipendono dalla Cassa di appartenenza
Quando è necessario pagare la Camera di Commercio?
Nelle pratiche di start-up, come abbiamo visto, rientra anche l’iscrizione alla Camera di Commercio. Essa è necessaria solo in caso di attività di una ditta individuale o di attività artigianale. In caso di libero professionista o lavoratore autonomo, tale iscrizione non è prevista. L’iscrizione in Camera di Commercio comporta il pagamento del diritto camerale, ossia un costo fisso annuale.
Software di Fatturazione
Come noto, da gennaio 2019 è scattato l’obbligo di emissione delle fatture elettroniche, ossia generate secondo un sistema digitale di emissione, trasmissione e conservazione che sostituisce il supporto cartaceo.
Fino al 2019 la fattura veniva compilata manualmente, con excel o con software di fatturazione. Una volta compilata dal fornitore, spedita al cliente via posta, e-mail, piccione viaggiatore, etc. il destinatario (cliente) doveva conservare in formato cartaceo il documento ricevuto per almeno 10 anni (pertanto le fatture scaricate tramite e-mail andavano stampate).
Oggi invece per emettere una fattura occorre:
- COMPILARE FATTURA ELETTRONICA utilizzando un pc, un tablet o uno smartphone utilizzando un programma appropriato e creazione file Xml
- INVIARE IL DOCUMENTO AL SISTEMA DI INTERSCAMBIO ovvero il “postino” telematico dedito a consegnare le fatture al destinatario
Per offrire supporto e consiglio su quale programma adottare, abbiamo pubblicato una breve guida illustrativa. In essa descriviamo i principali software utilizzabili per la fatturazione elettronica e non solo. Guida: Software per la fatturazione elettronica: quale scegliere?
Partita IVA Costi fissi di gestione
Rientrano in questa categorie i costi fissi che non sono connessi al fatturato, ma sono comunque da sostenere.
- Affitto locali
- Macchinari (acquisto, manutenzione e riparazione)
- Personale (retribuzioni, TFR, oneri sociali)
- Premio INAIL (se assumi dipendenti, se sei un artigiano o se la tua attività è riconosciuta come “rischiosa”)
Costi variabili di gestione
I costi variabili sono invece quelli che aumentano e/o diminuiscono in base a quanto vendi/produci e sono:
- Materie prime
- Bollette (dell’acqua, della luce, del gas, del telefono)
- Spese per servizi come spese bancarie e pubblicitaria
- Imposte da versare al fisco che ovviamente sono crescenti rispetto ai guadagni
Imposte partita IVA
L’aspetto che sicuramente preoccupa di più chi si accinge ad aprire partita IVA è quello delle imposte da pagare. Questo è l’onere che incide maggiormente sul guadagno netto derivante dall’attività.
Le imposte da pagare variano a seconda se si apra partita IVA con il regime fiscale ordinario o con il regime forfettario. Quest’ultimo è l’unico regime fiscale agevolato attualmente in vigore. La scelta va fatta con cura in quanto non sempre conviene il regime agevolato e non sempre si hanno i requisiti essenziali per adottarlo. Vediamo nel dettaglio come funzionano i due regimi.
Come funziona il Regime Fiscale Ordinario
Le principali imposte da versare nel regime ordinario sono le seguenti:
- IRPEF: imposta sul reddito delle persone fisiche
- IVA: imposta sul valore aggiunto
- IRAP: imposta regionale sulle attività produttive
Le imposte si versano sul reddito imponibile come differenza tra Ricavi / Compensi e i costi deducibili. Per costi deducibili si intende che i costi inerenti l’esercizio della tua attività vanno a diminuire il tuo reddito imponibile. Purtroppo non tutti i costi sono interamente deducibili in quanto il fisco presuppone che alcune tipologie riguardano sia la sfera professionale sia quella personale.
Nella tabella seguente sono elencate le percentuali delle singole imposte da versare sul reddito imponibile.
Tipo imposta | Aliquota (min) | Aliquota (max) |
---|---|---|
IRPEF | 23% | 43% |
Addizionali IRPEF | 0% | 1% |
IVA | 22% | |
IRAP | 3,9% |
La situazione cambia quando si adotta il regime forfettario agevolato (ex contribuenti minimi).
Come funziona il Regime fiscale forfettario agevolato?
Il REGIME FORFETTARIO potrebbe rivelarsi la grande opportunità per realizzare i propri progetti. Occorre però verificare di essere in possesso dei requisiti necessari e capire se, a conti fatti, sia la soluzione appropriata al tipo di attività che si intende svolgere.
La partita IVA agevolata con il regime forfettario consente di risparmiare molti soldi in termini di imposte e contributi.
Infatti, il regime forfettario è un regime agevolato che prevede il pagamento di un’unica imposta, la cosiddetta imposta sostitutiva, al posto di tutte le altre imposte (IRPEF, IRAP, addizionali, IVA). Inoltre, i contribuenti forfettari possono richiedere un consistente sconto contributivo: SCONTO INPS: contribuenti forfettari
L’imposta sostitutiva è pari al 5% o 15% e si calcola “forfettariamente”: non sul fatturato annuo, bensì su percentuale di esso, percentuale che varia in base al tuo codice ATECO.
Per esempi pratici consultare il post Regime forfettario: quando conviene?
Attenzione – Il regime forfettario ha molti vantaggi e un solo grande svantaggio: non è possibile scaricare i costi, ma solamente i contributi INPS.
Per simulare le imposte da pagare adottando il regime forfettario utilizza il nostro TOOL Gratuito: Calcola le imposte nel regime forfettario!
Concludendo
Sicuramente per aprire partita IVA occorrono spirito di iniziativa, capacità gestionali, sacrificio e capacità di superare le avversità che si incontrano nella gestione di qualsiasi attività. Essere un lavoratore autonomo comporta la perdita della sicurezza di uno stipendio fisso garantito a fine mese. Di contro però, diventare un libero professionista o un imprenditore offre l’opportunità di raggiungere grandi soddisfazioni quali: indipendenza sia in termini gestionali sia di orari, con la possibilità di gestire la propria attività e, se il successo arriva, i guadagni saranno ben oltre quelli di un lavoratore dipendente.