Dichiarazione inviata con redditi inferiori a quelli reali? La dichiarazione infedele è reato penale? Quali i rischi per la dichiarazione infedele?
Ogni anno siamo tenuti a dichiarare al Fisco quanto guadagnato nell’anno precedente tra redditi di lavoro dipendente, redditi di lavoro autonomo, redditi da fabbricati. Insomma, tutto quanto percepito nell’anno deve essere dichiarato all’Agenzia delle Entrate.
Successivamente, l’Agenzia delle Entrate, partendo da quanto dichiarato autonomamente dal contribuente, procede con i controlli fiscali per verificare se quanto indicato nel modello UNICO o modello 730 corrisponde o meno a quanto effettivamente percepito. E in particolare se quanto pagato in termini di tasse corrisponde o meno al dovuto.
Cosa succede se la dichiarazione inviata riporta redditi inferiori a quelli reali oppure oneri superiori a quelli spettanti? Il tutto ovviamente comporta il pagamento di meno tasse! E succede che sia possibile incappare in una dichiarazione infedele. Vediamo quando diventa un reato punito anche penalmente e come rimediare.
Dichiarazione infedele: cos’è?
La dichiarazione è infedele quando riporta redditi inferiori a quelli accertati dal Fisco, ha un’imposta inferiore a quella dovuta ovvero riporta un credito superiore a quello spettante.
Per la dichiarazione infedele è prevista una sanzione amministrativa dal 90 al 180% della maggiore imposta dovuta o del credito utilizzato in compensazione in F24 o in dichiarazione a scomputo dell’imposta dovuta ovvero rimborsato. Quando invece non vi è alcun danno per l’Erario, la sanzione è di 250 euro.
ATTENZIONE: in alcuni casi, oltre alle sanzioni amministrative, ci potrebbero essere anche conseguenze penali.
Il reato penale per la dichiarazione infedele
La dichiarazione infedele è un vero e proprio reato penale quando la condotta del contribuente ha il preciso obiettivo di evadere le imposte sui redditi o l’IVA. Il tutto dichiarando elementi positivi di reddito inferiori a quelli reali oppure inserendo elementi negativi (costi) inesistenti. Tuttavia, affinché il reato di dichiarazione infedele sia punibile penalmente occorre anche che:
- l’imposta evasa sia superiore a 150 mila euro
- il totale degli elementi attivi sottratti al Fisco, anche mediante indicazione di costi fittizi, sia superiore al 10% del totale degli elementi attivi effettivamente dichiarati dal contribuente in dichiarazione o comunque superiore a 3 milioni di euro
Dichiarazione infedele: cosa si rischia?
Nell’ambito di un controllo fiscale dell’Agenzia delle Entrate o della Guardia di Finanza, quando viene contestato il reato di dichiarazione infedele le sanzioni non sono proprio leggere. Infatti, chiunque, al fine di evadere le imposte, indica in una delle dichiarazioni annuali, elementi attivi inferiori a quelli percepiti o elementi passivi fittizi (nei limiti fissati dalla legge), viene punito con:
- la reclusione da 1 a 3 anni
- una sanzione amministrativa tra il 90 per cento e il 180 per cento della maggiore imposta dovuta o della differenza del credito utilizzato, con un minimo di 200 euro. La sanzione è ridotta di un terzo quando la maggiore imposta o il minor credito sono inferiori al 3 per cento dell’imposta o del credito dichiarati, o comunque inferiori a 30 mila euro.
Come sanare la dichiarazione infedele?
Quando si scopre di aver inviato una dichiarazione dei redditi infedele, è possibile sanare l’errore e far fare pace con il Fisco. Gli step da seguire sono due: presentazione di una dichiarazione integrativa e ravvedimento operoso.
NOTA BENE: è possibile ricorrere al ravvedimento operoso quando la violazione non è ancora stata constatata dal Fisco in un controllo automatizzato o a seguito di verifiche e ispezioni.
Fatta questa dovuta precisazione, vediamo nel dettaglio come procedere.
Dichiarazione integrativa
Primo passo per regolarizzare la propria posizione col Fisco è la presentazione di una dichiarazione dei redditi integrativa in cui riportare la situazione reale, inserendo ciò che non era stato dichiarato.
Ravvedimento operoso
A seguito della presentazione della dichiarazione integrativa, per completare la regolarizzazione, occorre effettuare il versamento delle maggiori imposte dovute, comprensive di interessi e sanzioni. Con il ravvedimento operoso, la sanzione da versare è ridotta, ma varia rispetto al momento di regolarizzazione.
Considerando che la sanzione per infedele dichiarazione varia dal 90% al 180% con un minimo di 200 euro, vediamo come calcolare la sanzione con il ravvedimento operoso. Più precisamente:
- entro 90 giorni dalla scadenza 1/9 del 90% delle maggiori imposte dovute
- oltre 90 giorni, ma entro 1 ANNO: 1/8 del 90% delle maggiori imposte dovute
- entro 2 ANNI 1/7 del 90% delle maggiori imposte dovute
- oltre 2 ANNI, ma entro la contestazione da parte dell’Agenzia delle Entrate: 1/6 del 90% delle maggiori imposte dovute;
- dopo la contestazione: 1/5 del 90% delle maggiori imposte dovute.
Lettera di Compliance per la dichiarazione infedele
Quando invece l’errore commesso nella dichiarazione viene scoperto solo a seguito di una lettera inviata dall’Agenzia delle Entrate, la cosiddetta lettera di compliance, la sanzione sarà calcolata in modo diverso e la prassi per regolarizzare la propria posizione è diversa.
Le lettere di compliance sono comunicazioni inviate ai contribuenti che, sulla base dei dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate, non hanno compilato correttamente la dichiarazione annuale dei redditi (modello Redditi Persone fisiche o 730).
Trattasi di un semplice invito al contribuente per regolarizzare la propria posizione. Fondamentale dar seguito a queste lettere onde evitare le sanzioni previste nel successivo avviso di accertamento.
Il contribuente che riceve una lettera di compliance deve verificare i dati in possesso del Fisco. Qualora non li ritenga esatti dovrà chiederne la correzione fornendo i giustificativi delle anomalie riscontrate dal fisco.
A seguito della verifica, qualora concordi anche solo parzialmente con l’Agenzia delle Entrate dovrà presentare una dichiarazione integrativa nella quale indicare i redditi non dichiarati in precedenza. A seguito della dichiarazione integrativa dovrà anche versare le maggiori imposte dovute. In questo caso, la sanzione da versare con il ravvedimento è ridotta a 1/6 della misura minima. Pertanto, nei casi di dichiarazione infedele, sarà pari al 15% della maggiore imposta che risulta dalla dichiarazione integrativa.
Leggi anche la Guida dell’Agenzia delle Entrate.
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