Hai un fido bancario e vuoi sapere quanto la banca ti ha trattenuto illecitamente? Vuoi scoprire come funziona l’anatocisco bancario? Ecco per te una utile guida per capire se e quanto la banca deve restituirti
Per coloro che hanno un conto corrente bancario con degli affidamenti, o lo hano avuto in passato anche se attualmente chiuso, come la maggior parte delle piccole e grandi imprese italiane, la chiusura di ogni trimestre comporta l’addebito degli interessi passivi, delle Commissioni di Massimo Scoperto (ora chiamate DiF e CIV) e delle simpatiche spese di chiusura conto.
Nel prosieguo di questo articolo analizziamo il problema dell’anatocismo bancario, come funzionano gli interessi anatocistici e le modalità per recuperare dalle banche gli interessi NON DOVUTI.
INTERESSI PASSIVI: devo pagarli?
Certo, ma solo quelli relativi alle somme effettivamente utilizzate!
Per semplificare il problema si riporta di seguito un esempio numerico per capire come funziona l’anatocismo bancario.
Una ditta ottiene il primo gennaio un affidamento di 50.000 euro e ne utilizza subito 10.000; ipotizzando un tasso di interesse pari al 10% annuo, al 31 dicembre saranno maturati 1.000 euro di interessi passivi. L’anno successivo se le somme utilizzate corrispondono sempre a 10.000 euro, per l’intero anno gli interessi saranno sempre pari ad euro 1.000; e quindi, per gli anni successivi, se la somma utilizzata e il tasso di interesse applicato non cambiano, ogni anno matureranno 1.000 euro di interessi. Questo sarebbe il calcolo giusto degli interessi ma vediamo invece nella realtà della prassi bancaria cosa succede.
Anatocismo bancario e Codice Civile
L’articolo 1283 del codice civile stabilisce che: “In mancanza di usi contrari, gli interessi scaduti possono produrre interessi solo dal giorno della domanda giudiziale o per effetto di convenzione posteriore alla loro scadenza, e sempre che si tratti di interessi dovuti almeno per sei mesi”.
Tuttavia grazie ad una circolare dell’Associazione Bancaria Italiana del 1952, tutte le banche (tutte) hanno iniziato ad applicare un’operazione contabile molto particolare, ovvero alla fine di ogni trimestre solare chiudono fittiziamente il conto corrente (addebitandone le simpatiche spese al correntista, che non lo ha mai chieste), calcolano ed addebitano gli interessi maturati nel periodo (nel nostro caso 250 euro), calcolano ed addebitano la Commissione di Massimo Scoperto (ora DiF e CIV), riaprono il conto… ed in questo modo applicano anche gli interessi sugli interessi che sono maturati nel periodo. Questo è il famigerato anatocismo bancario.
E quindi, alla scadenza del secondo trimestre, verranno addebitati gli interessi normalmente dovuti, oltre quelli maturati sugli interessi addebitati ala fine trimestre precedente (in totale circa 256 euro). E si riparte.
Dopo un anno avrò pagato 38,13 euro in più del dovuto, cioè 1.038,13 euro invece che 1.000,00.
Una briciola, un’inerzia, una quisquilia: perché continuare a leggere, quindi?
Fin qui sembrerebbe che la capitalizzazione composta, ovvero il meccanismo appena descritto che prende il nome di ANATOCISMO BANCARIO, permetterebbe di recuperare importi irrilevanti e che comunque non basterebbero a coprire le spese di giustizia. Non è esattamente così, infatti, riprendendo l’esempio proposto si riporTano di seguito gli interessi anatocistici addebitati illecitamente dalla banca che pertanto li deve restituire. E quindi ipotizzando sempre un utilizzo di euro 10.000 al tasso del 10% annuo si avranno le seguenti somme:
- 1.386,16 € dopo 5 anni;
- 6.850,64 € dopo 10 anni;
- 18.997,90 € dopo 15 anni;
- 42.095,68 € dopo 20 anni;
- 83.137,16 € dopo 25 anni;
- 153.581,50 € dopo 30 anni.
Questa prassi è illecita, non consentita da alcuna norma di Legge ed è in violazione di quanto stabilito dal Codice Civile ex art. 1283.
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Che cosa occorre per effettuare una verifica del conto corrente?
Elemento fondamentale per procedere alla verifica del conto corrente bisogna provare che lo stesso fosse già in essere prima del 30 giugno dell’anno 2000.
Inoltre, per procedere alla revisione del conto occorrente occorre produrre la seguente documentazione:
- contratto di apertura del conto corrente
- estratto di conto scalare
Se la documentazione non fosse completa?
Il contratto di apertura potrebbe essere richiesto alla banca, la quale è obbligata a fornirne copia; per gli estratti conto, la banca è obbligata a fornire solo la copia di quelli relativi agli ultimi dieci anni.
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